PILLOLA 4

RECUPERIAMO LA LINGUA ITALIANA A SCUOLA - IL PENSIERO DI UN DOCENTE

Marzo 2017

In questi ultimi mesi diverse testate informative hanno trattato il tema dell’insegnamento a scuola, riportando la testimonianza di errori “da terza elementare” commessi da studenti universitari.

L’appello dei docenti “Recuperiamo la lingua italiana”, riprende così l’importanza dell’istruzione sin dai primi anni scolastici.

Di seguito  la riflessione dell’insegnante della Scuola Primaria “Allegretto di Nuzio” di Fabriano, Mauro Gagliardi

Recentemente si è molto parlato della scarsa preparazione degli studenti universitari per quanto attiene l’uso della lingua italiana.

Se da una prima comparazione tra gli esiti delle prove INVALSI di italiano si evince come l’anello debole di tutta la catena risieda nella scuola secondaria di primo grado, occorre però tenere presente che anche gli altri due ordini di scuola hanno le loro responsabilità.

Condivisibile è la proposta di collegialità tra docenti, nella preparazione delle prove in uscita /entrata tra gli ordini di scuola, ma tutto ciò può non bastare se non si inizia fin dalla scuola primaria a far sperimentare l’unitarietà dell’apprendimento.

Fin dai sei anni, al primo ingresso nella scuola primaria, gli alunni hanno bisogno di momenti in cui possano essere ascoltati nel raccontare il proprio vissuto; gli insegnanti, e non solo quelli di italiano, avranno il compito di correggere le forme verbali e le parole sbagliate per abituarli così alla necessità di sapersi esprimere in maniera sempre più chiara.

Questo esercizio di retorica, negli anni, spingerà gli stessi a trovare il modo di esprimersi in maniera sempre più logica e rispettosa degli altri, realizzando gli obiettivi sociali propri dell’istituzione scolastica. L’aspettare il turno per intervenire nella discussione e il saper controbattere in maniera non offensiva, diventeranno regole interiorizzate se l’adulto di riferimento saprà gestire con intelligenza e rispetto le dinamiche del gruppo classe.

Per l’insegnante diventa affascinante poter costruire un clima positivo nella classe; modulare il tono della voce ed abbassare il “volume” spinge il bambino a fare altrettanto e lo predispone ad una migliore ricezione degli apprendimenti.

L’uso corretto della lingua italiana da parte del docente, intervallato da “modi di dire”, susciteranno un clima empatico e disteso che fisserà maggiormente nella mente dei bambini le nozioni.

Sono convinto che abituare gli alunni della scuola primaria, fin dalle prime classi, ad una costruzione della frase ed ad un uso di vocaboli sempre nuovi li porti ad una ricerca autonoma del sapere; i discenti sono spinti a ricercare dapprima il senso della frase per ipotizzare il significato della parola sconosciuta.

Una buona pratica, sperimentata da alcune scuole, è anche il ripensare la biblioteca scolastica.

Superando la consuetudine delle biblioteche chiuse a chiave ed aperte solo alcune ore per alcuni giorni della settimana in base alle disponibilità dei docenti incaricati, si possono invece prevedere delle postazioni mobili o mensole nei corridoi della scuola, dove gli alunni siano liberi di prendere in prestito i libri e magari ne restituiranno anche altri che a casa non si leggono più.

Questa è sicuramente una modalità a costo zero per incrementare la dotazione libraria della scuola e suscitare negli alunni la curiosità della lettura, facendoli “imbattere” giornalmente con dei testi in bella vista.

Spesso può accadere che insegnanti delle scuole di base corrano il rischio di semplificare troppo la lingua italiana per essere sicuri che essa venga immediatamente compresa, eppure la ricchezza della nostra lingua non può che dare infinite sollecitazioni al docente per adeguare quell’informazione al discente che si ha davanti.

 

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