PILLOLA 16

Il bullismo

Dicembre 2017

Pietro ha 12 anni. Da un paio di settimane, al mattino, accusa i più svariati malesseri: mal di testa, mal di pancia, stanchezza, e così sta a casa da scuola. Anche il suo rendimento scolastico è cambiato, ha preso alcune insufficienze, i suoi libri hanno pagine strappate, il libro di matematica è sparito. Qualche giorno fa, al culmine di un litigio con la sorella minore, l’ha spintonata e apostrofata duramente. I genitori non capiscono cosa succede e Pietro, richiesto di una spiegazione, si chiude in un mutismo assoluto.

Pietro, fortunatamente, non esiste. E’ un personaggio di fantasia. Ma ragazzini come lui esistono, eccome. Sono le vittime del bullismo.

Il problema del bullismo coinvolge ogni anno migliaia di studenti che il più delle volte temono di denunciare il fenomeno. Le istituzioni sono scese in campo per contrastare il fenomeno, lanciando campagne, istituendo numeri verdi ed osservatori regionali a cui fare riferimento.

Cos’è il bullismo? Il bullismo nelle scuole è un comportamento deliberatamente dannoso, e continuato nel tempo una persecuzione quotidiana, che alcuni ragazzi fanno nei confronti di un compagno. E’ possibile individuare tre tipi di bullismo: una forma di bullismo diretto è il bullismo fisico (calci, pugni, ma anche atti più lievi come spingere, sputi, ecc. oppure rubare o vandalizzare oggetti personali della vittima).

Il bullismo verbale si attua invece con le parole: minacce, insulti, prese in giro dirette alla vittima.

Il bullismo psicologico-indiretto, a scuola, è molto più diffuso di quello fisico. Non si usano calci e pugni, ma indifferenza e esclusione. Il gruppo bisbiglia cose all’orecchio, ride e diffonde cattiverie alle spalle della vittima. Nella classe c’è indifferenza e silenzio. In famiglia le vittime del bullismo non parlano e si incolpano chiudendosi in loro stessi.

Il fenomeno del bullismo ha sollecitato numerosi studi dai quali emerge uno scenario che, come docenti e genitori è bene conoscere. Gli attori principali: il bullo, la vittima, il gruppo, spesso silente ed indifferente. Ma anche: la scuola e la famiglia. Conosciamoli.

Il bullo.

Il ragazzo che sceglie di fare il bullo esibisce un livello di aggressività e rabbia che scarica sugli altri, scelti per la loro, vera o presunta, vulnerabilità. Spesso tale aggressività è frutto della frustrazione dovuta a difficoltà scolastiche e/o affettive. In genere ha un forte bisogno di potere e di autoaffermazione e desidera concentrare l’attenzione su di sé, ha difficoltà nell’autocontrollo e nel rispetto delle regole, è spesso aggressivo non solo verso i coetanei, ma anche verso gli adulti (genitori e insegnanti), considera infatti la violenza come un mezzo per ottenere vantaggi e acquisire prestigio, inoltre, ha scarsa capacità di empatia e scarsa consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni. Il comportamento del bullo è spesso rafforzato dal gruppo dei bulli gregari che offrono il loro sostegno anche senza intervenire direttamente.

Il gruppo.

Gli osservatori: sono tutti quei bambini e ragazzi che assistono agli episodi di bullismo o ne sono a conoscenza. Quasi sempre, infatti, gli episodi di bullismo avvengono in presenza del gruppo di coetanei, i quali nella maggior parte dei casi non intervengono, per paura di diventare nuove vittime del bullo o per semplice indifferenza. Gli spettatori hanno un ruolo molto importante, poiché, a seconda del loro atteggiamento, possono favorire o frenare il dilagare delle prepotenze.

La vittima.

La vittima subisce prepotenze spesso legate a una sua caratteristica particolare: l’aspetto fisico, la religione, l’orientamento sessuale, il rendimento scolastico, ... Di solito è una persona tranquilla è sensibile, ma anche ansiosa e insicura, spesso soffre di scarsa autostima e ha un’opinione negativa di sé, e ciò lo porta a vivere una condizione di relativo isolamento all’interno del gruppo. Queste caratteristiche rendono il ragazzo vittima di bullismo incapace di fronteggiare una situazione tanto dolorosa e complessa. Occorre però ribadire che sebbene la vittima sia etichettata come debole e inadeguata, è il bullo ad essere tale. Se non lo fosse, non avrebbe bisogno di fare il bullo.

Il bullismo a scuola in Italia è allarmante, come testimoniano i dati raccolti da vari studi: il 50% dei ragazzi fra 11 e 17 anni subisce bullismo a scuola. Poco importa se si tratta di bullismo diretto o di cyber bullismo con cellulare o internet, il male che provoca è enorme. Il bullismo scolastico, considerato a volte, una “ragazzata” può compromettere seriamente la crescita e la vita di una persona. Tante vittime restano silenziose, per vergogna, paura, senso di colpa e non parlano a genitori o insegnanti di quello che avviene. La scuola è responsabile della crescita dei ragazzi: ogni bambino ha il diritto di sentirsi sereno e al sicuro in classe. La consapevolezza della comunità scolastica, ma della società intera sul problema del bullismo è il primo passo da fare. Combattere il bullismo implica la creazione di una comunità scolastica solidale, dove si accettano sia il diritto a vivere in una scuola serena e senza violenza, sia la responsabilità di difendere i compagni più vulnerabili. Il coinvolgimento degli studenti risulta fondamentale, in quanto crea un clima di solidarietà, combatte l’indifferenza, incoraggia le vittime a chiedere aiuto, sottrae al bullo i potenziali proseliti.

Ma le famiglie, sia del bullo che delle sue vittime, cosa possono fare?

Le dimensioni assunte dal fenomeno hanno dato vita a veri e propri “decaloghi” di comportamento per i genitori. Il primo, indispensabile passo da fare è l’ascolto. Occorre creare una dimensione comunicativa con i propri figli fatta di ascolto, pazienza, comprensione e sincerità. Se coinvolti in fenomeni di bullismo, sia come vittime che come artefici, o anche come semplici testimoni, i ragazzi hanno bisogno di essere ascoltati e compresi. Mai minimizzare. Anche parlare con gli insegnanti è fondamentale, per capire cosa sta succedendo e fornire ai docenti uno stimolo ad una attenta osservazione. Se vittima di bullismo, diviene necessario aiutare il ragazzo ad incrementare la propria autostima, così come l’assertività, la capacità di sostenere le proprie idee, pur senza prevaricare quelle altrui.

I ragazzi hanno bisogno del supporto degli adulti, intesi come l’intera società e le istituzioni.

Come docente, mi piace pensare al percorso di crescita dei nostri ragazzi, come a una maratona. Ma noi, educatori e genitori, non li aspettiamo al traguardo, ma li incitiamo, durante il cammino.